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Ceramica da scavo greca ed italica

Le possibilità di esaminare gli oggetti per distinguere quelli archeologici da copie recenti sono per lo più di sorprendente semplicità ed accessibili anche ai meno preparati.

Gli oggetti in ceramica si sono conservati solo in quanto protetti dalla terra in cui sono rimasti sepolti per secoli. L’umidità del terreno ricco di minerali e residui organici ha permeato la massa ceramica lasciandovi delle tracce che rappresentano il mezzo più semplice ed efficace per stabilire l’autenticità.

L’umidità del terreno: 
La prima prova dovrebbe dunque consistere nell’inumidire una zona pulita della superficie ceramica con un dito o un pennello bagnato. Se l’oggetto è autentico, si sprigiona un odore simile a quello della terra dopo una pioggia estiva.

Un altro indizio è offerto dalle impronte delle radici pietrificate:
Le radici che aderiscono al corpo ceramico poroso rilasciano dei minerali sotto forma di incrostazioni cristalline. Un’incrostazione naturale si riconosce infatti dalla presenza di una sorta di ramificazioni dalla forma arrotondata corrispondenti alle radici decomposte o pietrificate (a).

Con una normale lente di ingrandimento (10x), di cui dovrebbe dotarsi chi compra oggetti antichi, si riconoscono chiaramente i solchi arrotondati. I falsari tentano di imitare queste tracce lasciate dalle radici con applicazioni sulla ceramica.

Le incrostazioni: 
Le incrostazioni calcaree o metalliche possono confermare l’autenticità di un reperto archeologico. Verificare le incrostazioni è semplice: basta utilizzare l’acido cloridrico e attendere che si dissolvano. Le incrostazioni false si eliminano con acqua calda, sapone, alcol o colle sintetiche. L’analisi spettroscopica può fornire un riscontro preciso. La vernice nera autentica presenta uno strato blu metallico, visibile illuminando l’oggetto in una specifica angolazione di luce. Le incrostazioni causate dalle radici possono confermare l’autenticità, poiché impediscono la formazione dello strato blu e lasciano “ombre” delle diramazioni delle radici.

 

I funghi di muffa carbonizzati: 
I funghi di muffa carbonizzati, che si trovano ovunque nelle tombe, offrono una prova assolutamente certa di autenticità. Questi funghi si diramano a raggiera in maniera irregolare (4). Nel corso dei secoli un microrganismo (Micrococcus Carbo) trasforma in carbone la materia di cui è composto il fungo.
Sotto la lente d’ingrandimento mostrano una massa di tipo cristallino, contrariamente alle macchie nere false, che i falsari creano molto spesso spruzzando vernice nera. Queste appaiono sotto la lente d’ingrandimento come punti rotondi dalla superficie liscia. Non avrebbe senso spruzzare un pezzo autentico con vernice e quindi la presenza di queste macchie artificiali classifica l’oggetto come falso.

Un’ulteriore testimonianza di autenticità si trova osservando l’interno di un recipiente rimasto a lungo pieno d’acqua o di fango nel sottosuolo. Dovrebbero essere visibili i segni dei diversi livelli raggiunti dall’acqua. 
Generalmente i vasi falsi vengono ricoperti all’interno con uno strato omogeneo monocolore di colla mescolata a terra marrone o cemento.

Non tutti i reperti archeologici autentici di antiche culture presentano segni di invecchiamento ben visibili.
Nei terreni secchi del Sud-America, dell’Italia meridionale o della Cina possono formarsi incrostazioni che si riescono a individuare solo facendo uso di un buon microscopio. Gli antichi oggetti in ceramica ritrovati sul fondo del mare non sono coperti dai cristalli del terreno, ma solo dai resti fossili di animali marini.

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